Stimolare il bambino a parlare

Stimolare il bambino a parlare

Tra uno e due anni il vocabolario di un bambino è costituito mediamente da una trentina di parole. Il piccolo conosce il significato della parola 'no'. Riconosce le principali parti del corpo se interrogato. Riesce a mettere insieme due o tre parole per esprimere un concetto. Fa 'ciao ciao' con la manina ed è in grado di eseguire comandi basilari se gli viene chiesto di farlo (andare a prendere un oggetto, restituire un giocattolo....).

Tra due e tre anni

Tra due e tre anni la capacità linguistica aumenta in modo esponenziale. Intorno ai 36 mesi il vocabolario di un bimbo è costituito da circa 500 parole. Il bambino è capace di unire insieme soggetto e predicato per formare frasi brevi e di senso compiuto. Riconosce tutte le principali parti del corpo. Sa esprimere bisogni primari con le parole. Inizia a comprendere il significato di alcune espressioni di tempo (ieri, domani, oggi, sera, mattina...).

Tra tre e quattro anni

Comunica con i suoi giocattoli ripetendo frasi sentite dai genitori o all'asilo. Parla di se stesso in prima persona. Inizia a coniugare i verbi nelle persone e nei tempi corretti. Esprime a parole le principali emozioni, sensazioni, paure, bisogni. Molti bambini, ancora prima di compiere tre anni, sono in grado di contare correttamente fino a 10, cantano e ripetono filastrocche, riconoscono le lettere dell'alfabeto.

Come stimolare il linguaggio sin dalla nascita

Sin dai primi giorni di vita, non smettere mai di parlare con il bambino quando si interagisce direttamente con lui (mentre lo si cambia, durante il bagnetto, successivamente quando gli si dà le prime pappe, mentre si gioca....). É fondamentale spiegargli tutto quello che succede per filo e per segno, utilizzando espressioni semplici, parole chiare e mai storpiate.

Lettura precoce

La lettura precoce, già dai primissimi giorni di vita, è fondamentale per lo sviluppo del linguaggio e l'apprendimento delle parole. Si può cominciare con libri semplici, cartonati o in stoffa, con grandi figure colorate, situazioni quotidiane e poche parole da ripetere più volte. É fondamentale non obbligare il bambino all'ascolto, ma proporgli il libro così come gli si propone un giocattolo.

Espressioni e gesti

Quando possibile, accompagnare le parole con espressioni del viso e gesti, modulando la voce in modo che il senso delle parole sia comprensibile anche attraverso il tono utilizzato. In questo senso la lettura aiuta tantissimo i bambini nella comprensione delle emozioni, delle paure e dei sentimenti.

Evitare il linguaggio 'bambinesco'

Non storpiare mai le parole utilizzando un linguaggio 'bambinesco'. Un conto è parlare a un bambino usando un tono di voce più basso o festoso o accentuando alcuni tratti tonali (la voce grossa per indicare rabbia, più flebile per la paura...). Un conto è insegnare a un bambino a parlare nel modo sbagliato.

Suoni onomatopeici

Con i bambini più piccoli l'utilizzo di suoni onomatopeici è fortemente consigliato. I versi degli animali, il rumore del mondo esterno... vengono memorizzati facilmente dal bambino che tende a ripeterli esercitandosi nell'emissione dei suoni.

Nominare gli oggetti

Nomnare ogni oggetto che si trova intorno al bambino: l'acqua, il pane, la mela, la bambola.... Scandendo bene la parola e ripetendola più volte in modo che il piccolo la memorizzi e l'associ a un particolare oggetto.

Lasciare spazio al bambino

Evitare di anticipare un bambino che sta cercando di nominare qualcosa. Di fronte a un bimbo che vuole, per esempio, l'acqua, lasciare che sia a lui a sforzarsi di dire la parola senza precedere i suoi tentativi di richiedere il bicchiere, dandoglielo.

Incoraggiamento

Incoraggiare il bambino a parlare facendogli festa quando prova a dire una parola nuova.

Correzione senza mortificazione

Non correggere il bambino mortificandolo, ma ripetere la parola che ha detto sbagliata nel modo giusto facendola entrare casualmente nel discorso.

Stimolare il racconto

Man mano che il bambino cresce e il suo vocabolario si arricchisce, stimolarlo a raccontare fatti, esperienze, situazioni, chiedendogli i dettagli, i nomi dei presenti.

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